Mio carissimo Giancarlo, 1
non puoi credere quante volte ho letto la tua lettera nel tentativo di trarre conforto per me e di risollevarmi dallo scoraggiamento che ogni tanto mi blocca. È passato un mese dalla mia venuta a Molfetta e, in questi giorni, sto sentendo più vivo che mai il richiamo del passato: la mia parrocchia di Tricase, la mia gente di Alessano, i miei amici a cui davo del tu e che chiamavo per nome, la mia storia e la mia geografia povera ma bella… mi hanno lasciato un vuoto enorme che mi fa soffrire. Qui, il nuovo ritmo, la prigionia nel palazzo sontuoso, il nuovo tipo di rapporto con le persone, il formalismo e l’ossequio, il copione e il cerimoniale… mi danno una sofferenza terribile. Cerco di sgattaiolare in tutti i modi, e questo sconcerta non pochi, però rimane sempre il fatto che, almeno per ora, non mi sento ancora a mio agio. Incontro spessissimo la gente, le vado incontro, ma avverto che, nonostante l’accoglienza, non conosco la sua storia personale, non posso entrare nella vicenda personale di nessuno. Con i sacerdoti cerco di instaurare rapporti molto fraterni. Anche qui, però, ci sono problemi dovuti a vecchie stilistiche clericali.
Difficilmente riesco a ottenere che mi chiamino per nome. Alcuni sono emarginati, per colpa loro o degli altri non so ma, poveretti, non hanno la gioia di vivere e di spendersi per Lui. Questi sacerdoti li amo moltissimo e vorrei fare tanto per aiutarli. Molti sono veramente bravi e buoni, e lavorano con grande impegno pastorale. Carissimo Giancarlo, come vorrei rendere la mia vita più utile, più feconda, meno burocratica, meno formale, più spartibile con la gente! Aiutami con la preghiera e con la tua vicinanza. Ciò che mi hai scritto, penso sia la storia di tutti noi. Credo anch’io che la struttura ci sta divorando e non ci dà più la gioia di annunciare il Signore con libertà! Nonostante le tue difficoltà, ti invidio quando ti penso nella tua parrocchia, accanto a quella splendida mamma e a papà che, pur se brontola, ti sta vicino e ti ama. Accanto alla gente umile, povera, buona, semplice, che vuole il pane (e noi le prepariamo sofisticazioni!); gioisci, Giancarlo, nel sentire il Signore in quei poveri e nel sentirti missionario così. Ti abbraccio con un affetto immenso, che la lontananza rende più forte e più sincero.
Bacioni alla tua mamma, a papà. A te un abbraccio.
don Tonino, 31-XII-82
don Tonino sentiero di Dio, San Paolo 2018, pgg. 22-24.
Trascrizione online | A cura della Redazione dontoninobello.info
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